In questo castello senza tetto,
ho separato verità,
dal resto.
Qualche volta cantava lontano,
in me,
un poeta,
ed io pagavo col mio sangue la sua terribile
poesia.
Vidi anche una fata una volta,
venendo dall'alto,
in volo…
ali trasparenti,
quasi strega.
Sentivo già profumo d’ombra.
Oceano calmo.
Silenzio.
E a poco a poco,
inventavo una porta,
come volendo salutare il vento.
Io,
unico guardiano del solitario castello,
mi aggrappavo a un nome,
a un arcobaleno in piena notte.
Volevo raccontarmi,
senza chiavi,
senza
porte.
Raccontare bene
i miei fantasmi,
i miracoli,
le voci.
Ma fu allora che io,
insulso guardiano
di questo smemorato castello senza tetto,
sentì un urlo,
un pianto,
un dolore.
E Tutto a un tratto
mi trovavo solo.
Dimenticato.
Quasi estinto,
a scoprire che quel urlo,
quel pianto,
quel dolore,
provenivano da dentro,
dal castello,
e che tutto,
racchiuso nel effimero verbo di un sorriso,
era dolcemente,
il suono di me stesso.
Daniel Castro A
Venezia, Italia.
19-08-2012