C’era un dio,
lontano,
irrevocabile,
mezzo muto a volte.
Mezza verità mezza menzogna.
Aveva il freddo nelle mani.
Un discorso del pianto.
Qualche ricordo lo infuriava,
e allora non era lecito sognare.
Ogni applauso dava vita al suo sangue,
vergogna ogni eco degli ignoranti.
Fu sofferenza casa e castello.
Un vestito d’ombre innocenti
fu dappertutto lo stesso.
Come dimenticare?
Come restituire fede al anima?
Si,
credenza,
conoscenza,
memoria.
Abbraccio nascosta ogni parola.
E sono sogno,
e ventre.
Daniel Castro A.
Venecia, Italia